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Medico Fisiatra, Medico Ayurvedico diplomato c/o Ayurvedic Point (Corso di Master quadriennale in Medicina Ayurvedica), insegnante di Yoga, oli essenziali

giovedì 26 novembre 2020

ĀYURVEDA...DA CHE LIBRI INZIARE

 


Oggi vorrei parlarvi di qualche libro per iniziare a conoscere meglio il mondo dell’Āyurveda, il sistema medico tradizionale indiano. Anche per questo argomento, come per lo Yoga, troviamo moltissime pubblicazioni più o meno valide a riguardo; in questo post andrò a consigliare alcuni dei libri che trovo adatti ad un approccio inziale, non troppo difficili ma anche di qualità.

“Diagnosi e cura secondo l’Āyurveda” di Swami Joythimayananda, Fratelli Frilli editori



In questo libro troviamo riassunti i principi base dell’Āyurveda e i principi diagnosi e cura secondo questa medicina. Può essere utile sia a chi si approccia per la prima volta a questa medicina, ma anche a chi ne sa già qualcosa e vuole approfondire. L’autore Swami Joythimayananda è considerato un maestro a livello mondiale di Yoga e Āyurveda.

Se siete appassionati sia di Yoga che di Āyurveda un testo utile può essere

“Yoga e Ayurveda” di David Frawley, edizioni Il Punto d’Incontro



In questo libro ci vengono spiegati in modo semplice e coinciso ma allo stesso tempo completo i principi di Yoga e Āyurveda, due discipline strettamente correlate. Utile per chi magari desidera praticare Yoga seguendo i principi ayurvedici. Un libro che va benissimo anche per assoluti principianti.

Un libro molto completo e preciso è

Āyurveda” di Frank John Ninivaggi, Ubaldini editore



Si tratta di un libro molto completo ma che consiglierei a chi a già letto qualcosa di Āyurveda e vuole approfondire; infatti può risultare un tantino difficile per chi è completamente a digiuno di questo argomento.

Per chi è interessato all’Āyurveda, ma in particolar modo al capitolo alimentazione consiglio

“La saggezza del cibo” di Barbara Bergnach e Valter Ravasi, ed. Curcu&Genovese



Un libricino in cui nella prima parte vengono ben spiegate in modo completo, semplice e coinciso i principi dell’alimentazione ayurvedica, viene poi fatta l’analisi ayurvedica dei vari alimenti per poi a passare a delle ricette semplici e gustose basate sui principi dell’Āyurveda. Nell’ultima parte del libro vengono prese in esame alcune ricette della tradizione italiana per dimostrare che nella cucina popolare troviamo una saggezza simile a quella dell’Āyurveda. Consigliatissimo anche per chi è alle primissime armi con l’Āyurveda e vuole saperne qualcosa di più di alimentazione.

Sempre a proposito dell’alimentazione ma per chi magari ha già delle basi ed ama molto stare davanti ai fornelli utile anche

“La cucina ayurvedica” di Amadea Morningstar Urmila Desai, edizioni Il Punto d’Incontro


Nella prima parte del libro vengono riassunti brevemente i principi dell’Āyurveda e dell’alimentazione ayurvedica, e in tutto il resto del libro troviamo un’ampia carrellata di ingredienti visti dal punto di vista ayurvedico e di ricette che si rifanno alla tradizione ayurvedica divisi per argomento (piatti a base di cereali e legumi, chapati, pane e focacce, minestre e zuppe, spuntini, contorni, latticini, dessert, frutta, bevande, colazione, uova e carne). Ottimo per chi magari conosce già almeno qualcosa di Āyurveda e vuole dilettarsi nella cucina.

venerdì 20 novembre 2020

ANSIA E STRESS: QUALI OLI ESSENZIALI CI POSSONO AIUTARE?

 

Gli oli essenziali sono largamente usati in aromaterapia per controllare ed alleviare i sintomi di ansia e stress; ci sono davvero tantissimi oli che vengono consigliati ed utilizzati per queste problematiche. In questo post andrò a parlarvi di quelli che preferisco e ho utilizzato maggiormente e che sono anche di facile reperibilità.

Iniziamo parlando degli agrumi, tutti gli oli essenziali derivati degli agrumi vanno ad agire sul nostro sistema nervoso migliorando il tono dell’umore e donando vitalità ed energia. Ma riguardo ansia e stress andrei a citare quelli che secondo me sono i due più indicati: l’arancio e il bergamotto.

OLIO ESSSENZIALE DI ARANCIO DOLCE



L’olio essenziale di arancio dolce è l’olio che per eccellenza combatte la tensione nervosa e lo stress. Calma il sistema nervoso e infatti può anche essere usato contro l’insonnia, soprattutto quella causata dai pensieri tristi. Riduce l’ansia e aiuta a placare gli attacchi ansiosi. Molto utile nei momenti di tristezza, apatia e sconforto per donare energia e vitalità. L’olio essenziale di arancio dolce stimola la ghiandola pineale a produrre melatonina e quindi agisce sul ritmo sonno veglia favorendo un buon riposo notturno.

OLIO ESSENZIALE DI BERGAMOTTO



L’olio essenziale di bergamotto è molto utile in caso di agitazione, ansia e paure; è infatti calmante, rasserenante e, come tutti gli agrumi, dona gioia. Supporta la fiducia in sé stessi ed è soprattutto utile per le persone che tendono ad avere schemi mentali negativi.

Un’altra categoria di oli essenziali molto utili e utilizzati per gli stati ansiosi sono i fiori. Tra tutti vado a ricordarne due

OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA



L’olio essenziale di lavanda è un olio armonizzante, rasserenante nei casi di ansia ma anche rinvigorente nei casi di tristezza ed apatia. Va a calmare gli eccessi di emozioni. Riduce le tensioni nervose, agisce contro l’insonnia (attenzione però a non usarne una quantità eccessiva perché potrebbe avere l’effetto opposto), dona apertura mentale.

OLIO ESSENZIALE DI YLANG YLANG



Se siete interessati a saperne di più sull’olio di ylang ylang vi rimando al post dedicato che ho già pubblicato sul blog https://emanuelaferrari.blogspot.com/2020/10/olio-essenziale-di-ylang-ylang.html

Un altro gruppo di oli essenziali utilizzati per gli stati ansiosi è la categoria delle radici, gli oli derivati dalle radici hanno infatti in modo molto intuitivo effetto radicante, quindi utile per calmare una mente estremamente agitata come quella in preda all’ansia. L’olio che in questo momento preferisco di questa categoria è

OLIO ESSENZIALE DI VETIVER



Anche per saperne di più sul vetiver vi rimando al post dedicato che ho pubblicato sul blog qualche settimana fa  https://emanuelaferrari.blogspot.com/2020/10/olio-essenziale-di-vetiver.html

Come sempre possiamo utilizzare questi oli singoli o in sinergia; tendenzialmente se li utilizzo in sinergia vado a mettere insieme un agrume con un fiore e una radice (per esempio molto buono secondo me è bergamotto, ylang ylang e vetiver).

Ricordiamo sempre che se applichiamo gli oli essenziali di agrumi sulla pelle dobbiamo evitare di esporre alla luce diretta del sole la parte dove abbiamo applicato l’olio per almeno 12 ore perché gli oli essenziali di agrumi sono fotosensibilizzanti

Abbiamo così fatto una carrellata degli oli essenziali che vanno a ridurre i sintomi di ansia e stress; attenzione però che la cose più importante è poi andare a cercare le cause di queste problematiche e lavorare su noi stessi per eliminarle. Agire in modo sintomatico è utile per alleviare una sofferenza, ma è fondamentale cogliere la radice del problema ed eliminarla per evitare che ritorni.


giovedì 19 novembre 2020

STUDIO, CONCENTRAZIONE, MEMORIA...QUALI OLI ESSENZIALI MI POSSONO AIUTARE?

 


Oggi ho deciso di parlarvi di quali oli essenziali possono esserci di aiuto quando abbiamo necessità di concentrarci, focalizzarci e memorizzare; o meglio vi parlo degli oli essenziali che mi piace utilizzare e mi aiutano particolarmente quando devo concentrarmi per studiare o fare lavori particolarmente di concentrazione. Saranno quindi oli molto utili per gli studenti quando magari tendono a distrarsi o per tutte quelle persone che lavorano molto con la mente e necessitano di concentrazione ed evitare distrazioni.

OLIO ESSENZIALE DI LIMONE

È molto utile per mantenere il focus su quello che stiamo facendo, quindi nel caso degli studenti o di chi ha bisogno di concentrazione e di focalizzazione per portare avanti un determinato lavoro. L’olio essenziale di limone fa questo perché lavora sulle funzioni dell’emisfero sx e in questo modo potenzia l’attenzione, la concentrazione, la memoria ed il pensiero logico-razionale. Oltre a mantenerci centrati il limone mantiene anche alto il tono dell’umore e ci mantiene di buonumore durante l’attività che stiamo svolgendo.

OLIO ESSENZIALE DI ROSMARINO

Molto utile per chi studia questo olio essenziale aiuta soprattutto per quanto riguarda la memoria. Ha una importante azione sulle funzioni cognitive: aumenta l’attenzione, la prontezza, la vitalità ed è un tonico del sistema nervoso.

OLIO ESSENZIALE DI MENTA PIPERITA

L’olio essenziale di menta è un olio che io utilizzo soprattutto quando ho un po’ di “abbiocco” e invece ho bisogno di essere ben sveglia e concentrata; lo annuso o ne passo un pochino sulle tempie e la sua freschezza mi sveglia. È un olio infatti utile per favorire la chiarezza mentale e per alleviare la fatica intellettuale. Utile anche per il mal di testa da affaticamento mentale (sempre passato sulle tempie).

OLIO ESSENZIALE DI BASILICO

È un tonico del sistema nervoso centrale, riduce la stanchezza mentale e lo stress. È uno stimolante del pensiero logico-razionale, dell’attenzione, della concentrazione e della memoria. Aiuta anche ad avere ordine ed organizzazione mentale.

Tutti questi oli possono essere usati singolarmente o in sinergia, per esempio a me piace molto mettere insieme limone e rosmarino. Possono essere diffusi nella stanza in cui ci troviamo con un diffusore a ultrasuoni, messa una goccia sul palmo delle mano, sfregate insieme le mani e inalati dalle mani a coppa o semplicemente inalati dalla bottiglietta.

YOGA...MI INTERESSA...VORREI APPROFONDIRE...MA DA CHE LIBRO INIZIO?

Con il post di oggi vorrei dare qualche suggerimento a chi volesse approfondire la tematica dello Yoga ma non sa da che libro iniziare, anche perché, se entriamo in una libreria (fisica o online), troviamo una miriade di testi più o meno validi a riguardo. Ho pensato di darvi qualche suggerimento sia per chi volesse approfondire la parte più teorica sia per chi al momento è più interessato alle posizioni sia per volesse un’infarinatura di entrambe le cose.

Se vi interessa qualcosa di introduttivo sulla teoria un libro molto bello, scorrevole (non è uno di quei mattoni che fa passare la voglia di leggerlo), completo è:

“L’albero dello Yoga” di B.K.S. Iyengar, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore



Scritto da uno dei principali maestri di Yoga contemporanei, Iyengar ci spiega in modo sintetico e chiaro quello che è la filosofia Yoga, non solo un insieme di posizioni ma un vero e proprio stile di vita. Per chi volesse iniziare a conoscere quello che sta dietro alla pratica fatta di posizioni e respirazioni che ci viene proposta a lezione questo libro è molto consigliato.

Sempre dello stesso autore:

“Teoria e pratica dello Yoga” di B.K.S. Iyengar, edizioni Mediterranee



Un grande classico dopo un breve ma esaustivo iniziale excursus sulla teoria vengono sviscerate nei particolari le varie posizioni e respirazioni con spiegazioni scritte e immagini delle asana eseguiti dal maestro Iyengar. È davvero un classico per allievi e insegnanti, da leggere o consultare al bisogno.

Molto simile come impostazione ma concentrato sull’universo femminile è un libro scritto dalla figlia del maestro Iyengar, Gita S. Iyengar

“Yoga per la donna” di Gita S. Iyengar, edizioni Mediterranee


Anche questo come il precedente, dopo una breve iniziale introduzione teorica sullo Yoga, lo Yoga in relazione alle donne e le varie età della donna, sviluppa una lunga parte dove vengono descritte le varie posizioni (con spiegazione scritta e foto) anche in relazione alle età della donna (età fertile, menopausa, gravidanza). Vengono anche date delle sequenze base da cui prendere spunto per sviluppare una propria pratica personale.

Un altro libro molto interessante che propone sia una parte teorica ma anche una grossa parte pratica di livelli diversi (fisico, mentale e spirituale) è

“Il cuore dello yoga” di T. K. V. Desikachar, Ubaldini Editore



Scritto dal grande maestro contemporaneo Desikachar è un ottimo libro per avvicinarsi allo Yoga; infatti vengono spiegate posizioni, respirazione, meditazione e insegna al praticante come sviluppare una pratica personale adatta al proprio attuale stato di salute, età, professione e stile di vita.

Se siete invece appassionati di anatomia e di biomeccanica delle posizioni Yoga, ma davvero per nerd di anatomia ci sono i libri del dottor Ray Long (un ortopedico esperto di Yoga); i due libri base sono

“I muscoli chiave dello Yoga” e “Yoga terapeutico” (non fatevi travisare dalla parola terapeutico, di terapia c’è poco nulla in questo libro che parla delle posizioni base dello Yoga) entrambi della Om edizioni.



In questi libri viene fatta una carrellata biomeccanica umana gruppo muscolare per gruppo muscolare e vengono esaminate anche con delle bellissime illustrazioni come “funzionano” le varie posizioni Yoga dal punto di vista anatomico. Nulla di teoria dello Yoga ma un’ottima guida di anatomia funzionale yogica. Questi sono i due libri base, ci sono poi, sempre dello stesso autore, anche delle monografie un po’ più avanzate sui vari gruppi di posizioni.

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura!

A presto..

 

mercoledì 18 novembre 2020

OLIO ESSENZIALE DI LIMONE


 

Quello di limone è uno degli oli essenziali più conosciuti, diffusi ed economici; è ottenuto attraverso la spremitura a freddo della buccia dei frutti.  Viene spesso utilizzato come aroma alimentare per esaltare il gusto di dolci e piatti.

Dal punto di vista fisico è astringente, riequilibra la pelle grassa, schiarente per le macchie cutanee, equilibrante, antisettico e deodorante

È ottimo per favorire la concentrazione e la focalizzazione, è infatti stimolante del sistema nervoso, in particolare dell’emisfero sinistro (ottimo nella stanza degli studenti magari con il rosmarino che aiuta la memoria). Stimola la concentrazione in senso analitico, il pensiero logico e razionale, la memoria e facilita nel prendere decisioni. Diffuso in un ambiente di lavoro crea un’atmosfera più serena e migliora le performance; a tal proposito pensate che in Giappone sono stati fatti degli studi che collegano la diffusione nell’ambiente dell’olio essenziale di limone con la riduzione degli errori di battitura.

L’olio essenziale di limone aiuta anche a ad avere una visione chiara della realtà e a passare dalla teoria all’azione (utile per le persone timide e insicure).

Per il suo caratteristico aroma solare, stimolante ed energizzante, come tutti gli oli essenziali provenienti da agrumi, favorisce sensazioni di allegria e gioia, leggerezza del cuore.

COME UTILIZZARLO

  • Messo 1-2 gocce in un bicchiere o in una borraccia d’acqua (attenzione bicchiere o borraccia non di plastica) per insaporire l’acqua.
  • Applicato, magari insieme alla lavanda che è lenitiva, sulle punture di insetto
  • In caso di mancanza di concentrazione o stanchezza mentale diffuso nell’ambiente.
  • Diluito in acqua (1-3 gocce per fare sciacqui del cavo orale)
  • Per il bagno, aggiungere 5 gocce a 5 ml di olio vettore o a sale marino o Sali di Epsom.
  • Per il massaggio, mescolare 5 gocce con 10 ml di olio vettore.

ATTENZIONE: come tutti gli oli essenziali provenienti da agrumi anche l’olio essenziale di limone è fotosensibilizzante; quindi è fondamentale non esporsi al sole per almeno 12 ore dopo l’applicazione sulla pelle.

BIBLIOGRAFIA

  • "Guida completa agli oli essenziali" di F. Canteri ed. Il Punto d'Incontro
  • "PsicoAromaterapia" di S. Petrini ed. Il Punto d'Incontro
  • "Ayurveda e aromaterapia" di B. Miller e L. Miller ed. Il Punto d'Incontro

martedì 17 novembre 2020

Gli otto passi di Patañjali: PRATYĀHĀRA, DHĀRAṆĀ E DHYĀNA

 

Siamo arrivati agli ultimi tre passi dello Yoga secondo Patañjali; sono pratiche che vanno molto più nel sottile rispetto alle precedenti e che giungono dopo aver praticato con costanza i precedenti passi. Non occorre essere perfetti nei passi precedenti, ma praticare con consapevolezza, costanza e disciplina.

PRATYĀHĀRA

“Pratyāhāra è il ritirarsi dei sensi, della mente e della coscienza dal contatto con gli oggetti esterni per ricondurli poi verso il veggente” – Yoga Sūtra II, 54

Nel Pratyāhāra i sensi non sono travolti dagli oggetti esterni ma sono diretti verso l’interno.

“Il Pratyāhāra dà come risultato l’assoluto controllo degli organi dei sensi” – Yoga Sūtra II, 55

Quando raggiungiamo questo stato i sensi sono controllati e la mente acquietata e proiettata verso la ricerca spirituale.

DHĀRAĀ (concentrazione)

In questo stadio la mente si concentra su un unico punto o su un solo compito e ne viene completamente assorbita; per arrivare a questo stato di concentrazione la mente deve prima essere placata con il Pratyāhāra.

DHYĀNA (meditazione)

Una volta acquietati i sensi, concentrata la mente su un unico punto in modo stabile può sopraggiungere lo stato meditativo. Corpo, respiro, sensi, mente ragione e Io sono integrati nell’oggetto della meditazione, lo Spirito Universale). Praticando con costanza il praticante acquista un mente equilibrata, serena e tranquilla.

SAMĀDHI (beatitudine, illuminazione)

Letteralmente la parola Samādhi significa unione. Il Samādhi è il compimento della ricerca del praticante di Yoga che sopraggiunge in profonda meditazione. Corpo e sensi sono a riposo come durante il sonno, ma mente e ragione sono vigili come da svegli. Durante il Samādhi il praticante diventa un tutt’uno con l’oggetto di meditazione estraniandosi dall’ego; negli stati più elevati del Samādhi lo Yogi mantiene comunque il proprio senso di identità ma è consapevole di essere una piccola parte di un tutto e di avere un ego con cui può agire nel mondo.  

Ricordiamoci ancora che i passi precedenti sono indispensabili per arrivare a questi ultimi. Yoma e Nyama sono necessari per passare alle posizioni (senza di essi le posizioni diventano solo ginnastica, esercizi utili per il corpo ma nulla di più), gli Asana (le posizioni) sono necessari per mantenere la salute del corpo, Prāṇāyāma per canalizzare le nostre energie e calmare corpo e mente.

Non ci resta che metterci "al lavoro"...Buona pratica!

BIBLIOGRAFIA

  • “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
  • “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar
  • "Raja Yoga" di Swami Kriyananda


lunedì 9 novembre 2020

ALIMETAZIONE AYURVEDICA: I SEI SAPORI

 


La medicina ayurvedica dà molta importante all’alimentazione per il mantenimento della salute. Nel testo tradizionale Caraka Saṃhitā troviamo scritto:

“Il cibo sostiene la vita degli esseri viventi. Tutti gli esseri viventi nell’universo richiedono cibo. Carnagione, chiarezza, bella voce, longevità, genialità, felicità, soddisfazione, nutrimento, forza ed intelletto, sono tutti condizionati dal cibo.” – C. S. Sūtrasthāna 27, 349

Quindi il cibo non rappresenta solo una necessità per sostenere la fisiologia del corpo, ma è fondamentale anche per la salute a 360 gradi anche in senso mentale ed emozionale.

In generale non esiste una dieta adatta a chiunque, la dieta ideale dipende dalla costituzione, età, attività giornaliera, eventuali patologie. La cosa fondamentale per approcciarsi in modo corretto all’alimentazione è la consapevolezza, ascoltare in profondità il nostro corpo per comprendere cosa ci fa bene e cosa no (attenzione il nostro corpo, non la nostra mente che ci inganna), vivere in armonia con l’ambiente e quindi scegliere alimenti di stagione e il meno processati possibile, osservare il cibo per comprenderne la natura.

È inoltre molto importante come si mangia (abbiamo già parlato in un altro post di questo argomenti) e in che condizioni è il nostro potere digestivo.

Uno dei concetti chiave per capire l’alimentazione ayurvedica è il concetto di Rasa (sapore), essi ci aiutano per scegliere l’alimentazione adeguata e combinare i vari alimenti. i sapori derivano dalle varie combinazioni dei cinque elementi che sono presenti in ogni cosa.



I sapori sono percepiti attraverso il senso del gusto quando il cibo viene a contatto con la lingua; essi sono sei:

MADHURA (DOLCE): terra + acqua.

Non si tratta propriamente del sapore dolce come quello che intendiamo noi (lo zucchero e i dolci tanto per intenderci), ma il sapore dolce riguarda tutti quegli alimenti che nutrono il corpo, che danno struttura accrescono i tessuti corporei. Il sapore dolce favorisce la crescita, dono calma e stabilità, ma attenzione in eccesso potrà causare diabete, obesità, problematiche cardiache, sonnolenza, pigrizia e rallentamento della digestione. Le qualità del sapore dolce sono pesantezza, untuosità, umidità e freddezza; a causa di queste qualità opposte a quelle del fuoco digestivo un eccesso di sapore dolce andrà a rallentare la digestione. Aumenta Kapha e tende a ridurre Vata e Pitta. I principali cibi caratterizzati dal sapore dolce sono: pasta, grano, riso, cereali, latte, burro, legumi, frutta e ovviamente anche miele e zucchero.

AMLA (ACIDO): terra + fuoco.

Il sapore acido è uno stimolante di appetito e digestione aumentando il fuoco digestivo favorendo assimilazione ed evacuazione (grazie all’elemento fuoco), inoltre nutre e dona energia al corpo (grazie all’elemento terra). Le sue qualità sono caldo, untuosità, leggerezza. Aumenta Pitta e Kapha e riduce Vata. Esempi di cibi con sapore acido sono: frutta acida, yogurt, aceto, pomodori.

LAVANA (SALATO): acqua + fuoco.

Anche il sapore salato accende il fuoco digestivo e aumenta l’appetito grazie all’elemento fuoco. L’eccesso di sapore salato può andare però a provocare irritazioni, prurito e gonfiore. Le principali qualità del salato sono pesantezza, calore e umidità. Aumenta Pitta e Kapha e pacifica Vata. Il sapore salato lo troviamo nel sale marino, e nel salgemma.

KATU (PICCANTE): aria + fuoco.

Il piccante accende il fuoco digestivo (come facilmente intuibile dalla preponderanza dell’elemento fuoco), è il sapore più stimolante per la digestione. Possiede le qualità di leggerezza, secchezza e calore. È anche un purificante (aumenta le secrezioni nasali, diminuisce il gonfiore, agisce favorevolmente in caso di parassiti intestinali). Ma attenzione, in eccesso porta a disidratazione, irritazioni e irritabilità. I cibi che contengono maggiormente questo sapore sono: pepe, peperoncini vari, aglio, cipolla, zenzero, tutte le spezie piccanti e ravanelli.

TIKTA (AMARO): aria + etere

Il sapore amaro ha proprietà purificanti, diminuisce la ritenzione idrica, è tonico per il fegato e stimola la digestione. Aiuta anche nel caso di parassiti e vermi. In eccesso disidrata. Le sue qualità sono freddezza, leggerezza e secchezza. I cibi in cui è più presente il sapore amaro sono le erbe spontanee come il tarassaco e la cicoria, la curcuma, il fieno greco, il rabarbaro. Aumenta Vata e riduce Kapha e Pitta.

KAĀYA (ASTRINGENTE): aria + terra

Il sapore stringente è secco, freddo e leggermente pesante. Per capirci l’astringente è quella sensazione di “allappamento” quando mangiamo un frutto non ben maturo. L’astringente ha proprietà antinfiammatorie, purificanti e disidratanti. Lo troviamo come sapore secondario in alimenti come: patate, the, cavolo cappuccio e cavoletti di Bruxelles, melograno, frutta acerba (per esempio cachi e banane).

Una dieta equilibrata dovrebbe contenere tutti questi sapori nella giusta proporzione; infatti, Caraka ci dice:

“Questi sei sapori se impiegati nella giusta dose e nel modo appropriato, da soli o in combinazione, sono di sostegno per tutte le creature, ma se impiegati diversamente sono di detrimento. Il saggio li impiegherà nella giusta dose e nel modo corretto per derivarne beneficio” – Caraka Saṃhitā Sūtrasthāna 26, 44

BIBLIOGRAFIA 

  • "La saggezza del cibo" di Barbara Bergnach e Valter Ravasi
  • "La cucina ayurvedica" di A. Morningstar e U. Desai
  • "Āyurveda" di F. J. Ninivaggi
  • https://healthyayurveda.com/

Gli otto passi di Patañjali: ĀSANA e PRĀṆĀYĀMA

 


Il terzo passo dello yoga è l’āsana o posizione.

“L’āsana è perfetta stabilità del corpo, costanza dell’intelligenza e buona disposizione dello spirito” – Yoga Sūtra II, 46

Un āsana (posizione yoga) dovrebbe idealmente essere eseguita con stabilità del corpo e buona diposizione della mente presente nel momento. Praticando āsana corpo e mente si tonificano e armonizzano in modo da arrivare a mantenere le posizioni anche a lungo con corpo stabile e mente centrata e serena.

“La perfezione nell’āsana si raggiunge quando lo sforzo per eseguirlo diventa senza sforzo e l’essere infinito dentro di noi viene raggiunto” – Yoga Sūtra II, 47

Quindi corpo fermo, stabile e allo stesso tempo rilassato costituiscono lo stato perfetto dell’āsana. Gli asana portano fermezza, forza, elasticità e salute al corpo ma non solo, le stesse qualità vengono sviluppate anche nella mente. Anche la mente come il corpo viene allenata e disciplinata.

Gli āsana devono essere praticati con disciplina, non violenza nei confronti del nostro corpo (non cercare a tutti i costi di raggiungere una certa posizione a costo di farci male ma progredire per gradi; non è il riuscire a stare a testa in giù per dieci minuti al giorno che farà di noi un buon praticante yoga ma seguire con costanza e dedizione la via dello yoga). È importante prenderci cura di mente e corpo con gli āsana anche per prepararci ai passi successivi come la meditazione.


Il quarto passo dello Yoga secondo Patañjali è il Prāṇāyāma.

“Il Prāṇāyāma è la regolazione del flusso del respiro che entra ed esce con la sospensione. Deve essere praticato solo dopo che si è raggiunta la perfezione negli āsana” – Yoga Sūtra II, 49

La parola prāa ha diversi significati: fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o anche forza. Āyāma significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Prāṇāyāma quindi significa e stensione e controllo del respiro; è la scienza del respiro. Questo controllo inizia nell’osservazione del respiro e in particolare nell’osservare le varie fasi del respiro: inspirazione, pausa a polmoni pieni, espirazione e pausa a polmoni vuoti.

Secondo Patañjali il praticante yoga non potrà padroneggiare e beneficiare appieno del Prāṇāyāma se prima non avrà acquisito dimestichezza con gli āsana.

Le emozioni influiscono sulla qualità del respiro, un buon controllo del respiro calma la mente, i pensieri e le emozioni. Lo stato della mente influenza respiro. Se la mente è agitata il respiro diventa più corto e superficiale; se la mente è tranquilla il respiro diventa più lungo e profondo. La pratica quotidiana del Prāṇāyāma inverte il processo e che ha un cambiamento del respiro corrisponde un cambiamento della mente. Il velo che ricopre la mente viene scostato a poco a poco con il conseguente aumento della chiarezza. La mente diventa pronta per la meditazione. Il Prāṇāyāma è prima di tutto consapevolezza del respiro, sono più consapevole di respirare sono consapevole della mia inspirazione e della mia espirazione e delle pause che avvengono naturalmente tra le due fasi. Il Prāṇāyāma è quindi utilissimo per mantenere la mente vigile perché i processi che stiamo osservando sono molto sottili. Il vero scopo delle varie tecniche e delle diverse lunghezze del respiro è quello di offrirci modalità diverse per seguire il respiro.

BIBLIOGRAFIA

  • “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
  • “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar

venerdì 6 novembre 2020

IL DINACHARYA: LA ROUTINE QUOTIDIANA SECONDO L'ĀYURVEDA

 


Il termine Dinacharya in Āyurveda indica la routine quotidiana da avere mantenerci in salute e in equilibrio. La parola Dinacharya è composta da due parole: “dina” che vuol dire giorno e “carya” che significa comportamento; quindi, Dinacharya è il comportamento ideale da tenere durante il giorno per mantenere uno stato di benessere.

Nei testi classici di Āyurveda Caraka, Suśruta e Vāgbhaṭa parlano di Dinacharya. L’Āyurveda ci consiglia di vivere in armonia con l’energia della natura che ci circonda, con l’energia solare, quindi anche le regole del Dinacharya seguiranno i ritmi della natura.

RISVEGLIO

Idealmente il risveglio dovrebbe avvenire tra le 3 e le 6 del mattino, secondo l’Āyurveda le ore adatte per ottenere il massimo dall’energia della giornata nascente. Appena svegli dovremmo rimanere qualche momento a letto per prendere consapevolezza di come ci sentiamo, ringraziare per la nuova giornata e iniziare con consapevolezza tutte le attività quotidiane.

  • Espletare le funzioni corporali.
  • Pulirsi denti e lingua, trattenere in bocca un olio (sesamo o cocco) per almeno 5 minuti (10 ancora meglio) per nutrire il cavo orale e poi sputarlo.

Pulizia della lingua con nettalingua

  • Lo Yoga poi prevede anche la pulizia delle narici con Jāla Neti e il successivo massaggio all’interno delle narici di un olio (olio di sesamo o Anu Taila, uno specifico olio erbalizzato ayurvedico per le narici).

Pulizia delle narici con Jāla Neti

  • Si passa quindi all’oleazione di testa e collo con olio di sesamo o un olio erbalizzato specifico per la nostra costituzione o il nostro squilibrio del momento.
  • A questo punto possiamo fare bagno o doccia con acqua calda per eliminare l’olio in eccesso (sulla testa meglio acqua non troppo calda.
  • Si passa poi a fare un po’ di esercizio fisico, ideale può essere una pratica Yoga associata a tecniche di respirazione e meditazione.
  • Bere un bicchiere di acqua e tiepida e procedere con la consueta colazione.

PRANZO

L’ora ideale per il pranzo sarebbe tra le 12 e le 14, ore in cui Pitta (potere digestivo) è massimo. È estremamente importante mangiare con consapevolezza, attenzione a quello che stiamo facendo in un ambiente sereno senza distrazioni; mangiare guardando la televisione, ascoltando la radio, un podcast o un video su Youtube (non ho citato cose a caso ma cose che io facevo per “risparmiare tempo” e “prendere due piccioni con una fava”) non ci fa mantenere l’attenzione al cibo e rischiamo di perdere messaggi molto importanti che il nostro corpo ci manda come il senso di sazietà o di quali cibi abbiamo bisogno.

Dopo aver mangiato sarebbe opportuno fare un piccolissima attività fisica, in particolare l’Āyurveda raccomanda 100 passi (sono davvero pochi, non ci portano via molto tempo).

In generale meglio evitare di dormire dopo pranzo, anche se l’Āyurveda ammette alcune eccezioni a questa regola per anziani, bambini e persone malate.

GIORNATA LAVORATIVA

Cercare di svolgere al meglio la propria mansione lavorativa, con presenza, consapevolezza.

FINE DELLA GIORNATA LAVORATIVA E CENA

Alla fine della giornata di lavoro sarebbe ideale dedicarsi, anche per poco tempo, ad attività che vadano a placare stress ed eventuali tensioni che si sono create (meditazione, mindfulness, prativa Yoga rilassante, respirazioni rilassanti); non servono pratiche di ore e ore, 10- minuti ma fatti bene con presenza e consapevolezza ci faranno sicuramente bene e ci aiuteranno anche a vivere la serata in famiglia con maggiore serenità senza portarci appresso le tensioni della giornata.

Una cena tra le 18.30 e le 19.30 sarebbe ideale, con cibo leggero e digeribile, magari seguita da una breve passeggiata.

RIPOSO NOTTURNO



L’ora migliore per coricarci è tra le 22 e le 22.30, è il momento della giornata in cui le funzioni corporee rallentano naturalmente; prima di andare a letto è bene evitare quelle attività che possono attivare i nostri sensi (leggere qualcosa di impegnativo, usare il cellulare o guardare la tv). Per conciliare ancora di più il sonno potremmo farci prima di andare a dormire un massaggio ai piedi con un po’ olio tiepido. Avere un buon sonno è fondamentale per un successiva giornata produttiva e un buon benessere generale.



Ovviamente per lo stile di vita che seguiamo qui in Occidente fare tutte queste cose per la maggior parte dei casi è un’operazione molto difficile e indaginosa (penso soprattutto alle cose da fare la mattina prima di partire con l’attività lavorativa); l’importante è iniziare a introdurre gradualmente via via la maggior parte di queste buone abitudini e magari nei giorni liberi o di vacanza provare anche a tenerle tutte. Dalle mie parti si dice “piutost che nient, l'è mei piutost” (piuttosto che niente è meglio piuttosto), sembra un detto facilone e approssimativo ma secondo me in alcuni ambiti è molto vero; spesso con la scusa che non riusciamo a seguire tutte le regole di un determinato stile di vita le abbandoniamo completamente tutte, invece anche se riuscissimo a mantenerne anche solo alcune ne trarremmo comunque beneficio e magari arriveremmo ad introdurne sempre di più.

L’ultima cosa che mi sento di sottolineare riguardo al Dinacharya è che la cosa fondamentale che queste regole comportamentali ci insegnano è mantenere consapevolezza e presenza mentale in tutte le attività della giornata; vivere consapevolmente è secondo me basilare, fondamentale non soltanto per il nostro benessere ma anche per quello di tutto ciò che ci circonda.

Buona giornata consapevole a tutti!

A presto…





mercoledì 4 novembre 2020

Gli otto passi di Patañjali: i Nyama

 


“La pulizia, l’accontentarsi, il fervore religioso, lo studio del sé e l’arrendersi al Sé Supremo o Dio sono i Nyama” – Yoga Sūtra II, 32

Nyama sono le pratiche individuali necessarie al praticante per edificare il proprio carattere; il fondamento per seguire questi principi è l’autodisciplina. Sono regole di condotta che individuale.  Essi sono:

  • ŚAUCHA (pulizia) – la pulizia innanzitutto del corpo è fondamentale per il benessere e per essere in una condizione ottimale per la ricerca e la crescita spirituale. Il lavarsi purifica il corpo a livello esteriore, Āsana (posizioni yoga) e Prāāyāma (respirazioni yogiche) lo purificano internamente e fisiologicamente. Il Prāṇāyāma infatti pulisce i polmoni, ossigena il sangue e agisce anche favorevolmente sulla mente. Prāṇāyāma e pratiche meditative puliscono la mente.
“Quando il corpo è pulito, la mente è purificata e i sensi controllati, arriva anche la gioiosa consapevolezza necessaria per realizzare il sé interiore” – Yoga Sūtra II, 41
  • SANTOA (virtù dell’essere appagato) – Un praticante che non sente mancanza delle cose, che si sente appagato da quello che ha è un praticante felice e che vive in tranquillità. Renderci conto che abbiamo tutto quello che ci è necessario e non desiderare in modo compulsivo di avere il superfluo evita di generare sofferenza inutile.
“La felicità suprema ha origine dall’appagamento e dalla benevolenza della coscienza” – Yoga Sūtra II, 42
  • TAPAS (autodisciplina) – Tapas indica l’ardore nel fare qualcosa per raggiungere un obiettivo; infatti, la parola Tapas deriva dalla radice “-tap” che significa divampare, bruciare. Tapas può essere di tre tipi: riferita al corpo (esempi sono la moderazione e la non violenza), alla parola (far conoscere la verità, non parlare male degli altri, non offendere o parlare in modo violento) o alla mente (sviluppare modi di pensare che ci mantengano tranquilli ed equilibrati). Con tapas si lavora senza egoismo per sviluppare forza nel corpo e nella mente.
“L’autodisciplina brucia tutte le impurità e accende la scintilla della divinità” – Yoga Sūtra II, 43
  • SVĀDHYĀYA (studio del sé) – Svādhyāya comprende lo studio dei testi classici tradizionali di Yoga per comprendere la propria natura e la natura della propria anima.
“Lo studio del sé porta alla realizzazione di Dio e alla comunione con la divinità desiderata” Yoga Sūtra II, 44
  • ĪŚVARA PRAIDHĀNA (arrendevolezza al divino) – Arrenderci con fiducia a “qualcosa di più grande”; sviluppare devozione verso qualcosa di più grande di noi che permea tutto (qualsiasi sia la divinità in cui crediamo). Dedicare tutte le proprie azioni al divino libera dall’aspettativa e dall’ego. Ma non solo, riconoscere il divino in tutte le altre creature porta il praticante Yoga e trattare sé stesso, tuti gli esseri viventi e tutto ciò che ci circonda con estremo rispetto.
“L’arrendersi a Dio porta alla perfezione del Samādhi” – Yoga Sūtra II, 45

BIBLIOGRAFIA

  • “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
  • “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar

venerdì 30 ottobre 2020

Gli otto passi di Patañjali: gli Yama

 

Gli Yama sono pratiche sociali universali.

“Non violenza, veridicità, onestà continenza e assenza di avidità per i beni materiali al di là delle proprie necessità sono i cinque pilastri degli Yama” – Yoga Sūtra II, 30

“Gli Yama sono i grandi voti, potenti e universali, non condizionati da luogo, tempo e classe” – Yoga Sūtra II, 31

Gli Yama dovrebbero formare il contesto di regole su cui basare una società, una sorta di comandamenti; ci permettono di vivere nella società essendo praticanti di Yoga.

Gli Yama sono 5:

  • AHI (non violenza, non far del male, non interferenza). Questo precetto va al di là del semplice non uccidere, magari dell’essere vegetariani per evitare che un essere vivente venga ucciso per fornirci del cibo. Il praticante di Yoga crede che tutti gli esseri viventi siano interconnessi, quindi una volta che siamo profondamente convinti di questa cosa è inevitabile cercare di non fare del male ad alcun essere vivente. Una violenza alla quale spesso non pensiamo è quella che ci autoinfliggiamo inconsapevolmente; mangiare cibo spazzatura, raggiungere livelli di stress tali da ammalarci, non prenderci cura del nostro corpo, della nostra mente e della nostra anima sono tutte forme di violenza nei nostri confronti. Per essere amorevoli e non violenti verso le altre creature dobbiamo innanzitutto esserlo verso noi stessi. Strettamente collegati ad ahisā ci sono i concetti di libertà dalla paura (la paura genera infatti violenza) e libertà dalla collera.

“Quando la non violenza in parole, pensieri e azioni è resa stabile, l’uomo abbandona la sua natura aggressiva e gli altri cessano di essere ostili in sua presenza. – Yoga Sūtra II, 35

  • SATYA (verità). Sincerità di pensiero, parola e azione. Anche qui la verità va intesa in senso ampio: parlare in modo “vero” (ma anche sempre senza violenza), pensare in modo vero (non raccontarsi storie non vere, cercare di vedere le cose per quello che sono veramente e non per quello che la nostra mente crede di vedere), verità nel modo di comportarsi (agire in linea con le nostre verità, con quello in cui crediamo veramente).
  • ASTEYA (non rubare). Oltre al semplice “non rubare” asteya include anche il non essere invidiosi degli averi altri, non utilizzare qualcosa per uno scopo diverso da quello previsto.
  • BRAHMACHARYA (continenza). Il termine brahmacharya è spesso interpretato come castità. Nella tradizione yogica il brahmachārī è un uomo che completamente assorbito dallo studio dei testi sacri. Questo non vuol dire che chi pratica e studia yoga debba essere celibe e vivere in castità; l’energia sessuale è una delle espressioni della forza vitale, quindi brahmacharya significa usare in modo saggio le nostre energie, le nostre forze sia fisiche che mentali per l’evoluzione spirituale.
  • APARIGRAHA (libertà dall’avarizia, assenza di cupidigia). Aparigraha significa radunare o accumulare; quindi vivere senza averi superflui e senza avidità. Ma non solo, aparigraha è anche non attaccamento al proprio pensiero, significa non avere rigidità mentale.

Ovviamente siamo esseri umani, non siamo perfetti, quindi per essere dei praticanti yoga non dobbiamo essere perfetti in tutti questi principi; l’importante è fare del nostro meglio per comportarci secondo questi precetti. Quando sbagliamo riconoscere l’errore e ripartire da lì per migliorarci lungo il cammino dello yoga.

BIBLIOGRAFIA

  • “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
  • “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar


giovedì 29 ottobre 2020

OLIO ESSENZIALE DI VETIVER

 


Il Vetiver è una pianta erbacea che raggiunge i 2 metri di altezza originaria dell’India tropicale; il Vetiver ha radici che si sviluppano molto in profondità, infatti viene anche usata per consolidare il terreno. Il Vetiver possiede un aroma ricco, esotico e complesso che è molto usato in profumeria.



Come tutte le radici l’olio essenziale di Vetiver ha un effetto calmante e stabilizzante sulle emozioni, allevia il nervosismo, è calmante e rasserenante. Ci aiuta a ritrovare il nostro centro quando l’ansia e lo stress ci fanno sentire dispersi. Il Vetiver facilita la concentrazione e la chiarezza mentale. 

Può essere utile per favorire un buon riposo notturno diffuso in camera da letto da solo o in sinergia con altri oli essenziali (per esempio a me piace molto con il bergamotto) o massaggiato sui piedi prima di andare a dormire diluito in un olio vettore (per es. mandorle, cocco ecc..).

L’olio essenziale di Vetiver può anche favorire la circolazione, per questo può essere massaggiato sulle gambe dopo averlo diluito in un olio base o aggiunto all’acqua del bagno (sempre prima diluito in olio vettore o in sale marino o Sali Epsom).

MODO DI UTILIZZO

  • Aromaterapia: Da tre a quattro gocce in un diffusore. Si armonizza bene con: tutti gli agrumi, sandalo, rosa, geranio, ylang ylang, lavanda, patchouli, neroli, cardamomo e salvia sclarea.
  • Uso Topico: Applicare da 1 a 2 gocce nella zona desiderata puro o diluito con olio vettore (per es. mandorle, cocco, jojoba). L’olio essenziale di Vetiver ha un profumo molto intenso per cui secondo me diluito in un olio base non profumato lo rende più piacevole e fa anche in modo che possiamo applicarlo su una superficie maggiore di pelle rispetto all’applicazione puro. Si può usare come olio da massaggio per stimolare la circolazione e calmare le emozioni.

L’olio essenziale di Vetiver è molto denso, per cui dobbiamo avere molta pazienza per fare uscire da goccia dal contagocce (è un utile allenamento per la nostra pazienza); in alternativa possiamo utilizzare una pipetta contagocce per prelevarlo dalla boccetta.


AVVERTENZE

Possibile sensibilità cutanea. Tenere lontano dalla portata dei bambini. In caso di gravidanza, allattamento o problema di salute, consultare il proprio medico. Evitare il contatto con gli occhi, l’interno delle orecchie e le zone sensibili.

*Questo post non è destinato a diagnosticare, trattare, curare o prevenire alcuna malattia. Se assumete dei farmaci o soffrite di qualche patologia chiedete sempre al vostro medico prima di assumere internamente gli oli essenziali.

mercoledì 28 ottobre 2020

YOGA: solo attività fisica o anche altro?

 


Nel mondo occidentale lo Yoga è sempre più visto come un’attività fisica di moda, cool, proposto da palestre, influencer e personaggi famosi. Lo Yoga viene presentato come un’attività prettamente fisica per dimagrire, scolpire, migliorare postura e mal di schiena o togliere lo stress della vita quotidiana sedentaria. Certo lo Yoga è anche tutto questo ma è decisamente molto di più altrimenti rischia di essere per pochi belli, magri ed elastici che riescono a fare posizioni quasi circensi e fotogeniche. 

Alla parola Yoga sono state date diverse traduzioni: collegare, unire, legare insieme i fili della mente; sostanzialmente mente e corpo si collegano in modo che siamo completamente presenti nel momento della nostra pratica. È stato anche tradotto come l’unione dello spirito individuale con l’Anima universale, l’unione del corpo con la mente e della mente con l’anima. Per raggiungere questo stato di “unione” possiamo percorrere diverse discipline di Yoga con sfumature e caratteristiche diverse, quella che è più diffusa qui in occidente è l’Hatha Yoga che utilizza molto le posizioni fisiche, corpo come strumento per ottenere benessere fisico, mentale, spirituale e per elevare la coscienza.

Se ci rifacciamo a uno dei testi classici dello Yoga tra i più famosi, gli “Yoga Sūtra” di Patañjali, gli asana (le posizioni fisiche dello Yoga) sono solo uno di ben 8 passi. Otto gradini che il praticante Yoga dovrebbe “salire”, seguire, per praticare davvero la disciplina dello Yoga.



Patañjali scrisse gli Yoga Sūtra circa 2500 anni fa e in essi spiega il metodo con cui una persona può evolversi e vivere in armonia con sé stesso.

Nei prossimi post vedremo a uno a uno tutti gli otto passi descritti da Patañjali.