“La pulizia, l’accontentarsi, il fervore religioso, lo
studio del sé e l’arrendersi al Sé Supremo o Dio sono i Nyama” – Yoga Sūtra II, 32
Nyama sono le pratiche individuali necessarie al praticante
per edificare il proprio carattere; il fondamento per seguire questi principi è
l’autodisciplina. Sono regole di condotta che individuale. Essi sono:
- ŚAUCHA (pulizia) – la pulizia innanzitutto del corpo è fondamentale per il benessere e per essere in una condizione ottimale per la ricerca e la crescita spirituale. Il lavarsi purifica il corpo a livello esteriore, Āsana (posizioni yoga) e Prāṇāyāma (respirazioni yogiche) lo purificano internamente e fisiologicamente. Il Prāṇāyāma infatti pulisce i polmoni, ossigena il sangue e agisce anche favorevolmente sulla mente. Prāṇāyāma e pratiche meditative puliscono la mente.
- SANTOṢA (virtù dell’essere appagato) – Un praticante che non sente mancanza delle cose, che si sente appagato da quello che ha è un praticante felice e che vive in tranquillità. Renderci conto che abbiamo tutto quello che ci è necessario e non desiderare in modo compulsivo di avere il superfluo evita di generare sofferenza inutile.
- TAPAS (autodisciplina) – Tapas indica l’ardore nel fare qualcosa per raggiungere un obiettivo; infatti, la parola Tapas deriva dalla radice “-tap” che significa divampare, bruciare. Tapas può essere di tre tipi: riferita al corpo (esempi sono la moderazione e la non violenza), alla parola (far conoscere la verità, non parlare male degli altri, non offendere o parlare in modo violento) o alla mente (sviluppare modi di pensare che ci mantengano tranquilli ed equilibrati). Con tapas si lavora senza egoismo per sviluppare forza nel corpo e nella mente.
- SVĀDHYĀYA (studio del sé) – Svādhyāya comprende lo studio dei testi classici tradizionali di Yoga per comprendere la propria natura e la natura della propria anima.
- ĪŚVARA PRAṆIDHĀNA (arrendevolezza al divino) – Arrenderci con fiducia a “qualcosa di più grande”; sviluppare devozione verso qualcosa di più grande di noi che permea tutto (qualsiasi sia la divinità in cui crediamo). Dedicare tutte le proprie azioni al divino libera dall’aspettativa e dall’ego. Ma non solo, riconoscere il divino in tutte le altre creature porta il praticante Yoga e trattare sé stesso, tuti gli esseri viventi e tutto ciò che ci circonda con estremo rispetto.
BIBLIOGRAFIA
- “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
- “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar
Nessun commento:
Posta un commento