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Medico Fisiatra, Medico Ayurvedico diplomato c/o Ayurvedic Point (Corso di Master quadriennale in Medicina Ayurvedica), insegnante di Yoga, oli essenziali

lunedì 9 novembre 2020

Gli otto passi di Patañjali: ĀSANA e PRĀṆĀYĀMA

 


Il terzo passo dello yoga è l’āsana o posizione.

“L’āsana è perfetta stabilità del corpo, costanza dell’intelligenza e buona disposizione dello spirito” – Yoga Sūtra II, 46

Un āsana (posizione yoga) dovrebbe idealmente essere eseguita con stabilità del corpo e buona diposizione della mente presente nel momento. Praticando āsana corpo e mente si tonificano e armonizzano in modo da arrivare a mantenere le posizioni anche a lungo con corpo stabile e mente centrata e serena.

“La perfezione nell’āsana si raggiunge quando lo sforzo per eseguirlo diventa senza sforzo e l’essere infinito dentro di noi viene raggiunto” – Yoga Sūtra II, 47

Quindi corpo fermo, stabile e allo stesso tempo rilassato costituiscono lo stato perfetto dell’āsana. Gli asana portano fermezza, forza, elasticità e salute al corpo ma non solo, le stesse qualità vengono sviluppate anche nella mente. Anche la mente come il corpo viene allenata e disciplinata.

Gli āsana devono essere praticati con disciplina, non violenza nei confronti del nostro corpo (non cercare a tutti i costi di raggiungere una certa posizione a costo di farci male ma progredire per gradi; non è il riuscire a stare a testa in giù per dieci minuti al giorno che farà di noi un buon praticante yoga ma seguire con costanza e dedizione la via dello yoga). È importante prenderci cura di mente e corpo con gli āsana anche per prepararci ai passi successivi come la meditazione.


Il quarto passo dello Yoga secondo Patañjali è il Prāṇāyāma.

“Il Prāṇāyāma è la regolazione del flusso del respiro che entra ed esce con la sospensione. Deve essere praticato solo dopo che si è raggiunta la perfezione negli āsana” – Yoga Sūtra II, 49

La parola prāa ha diversi significati: fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o anche forza. Āyāma significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Prāṇāyāma quindi significa e stensione e controllo del respiro; è la scienza del respiro. Questo controllo inizia nell’osservazione del respiro e in particolare nell’osservare le varie fasi del respiro: inspirazione, pausa a polmoni pieni, espirazione e pausa a polmoni vuoti.

Secondo Patañjali il praticante yoga non potrà padroneggiare e beneficiare appieno del Prāṇāyāma se prima non avrà acquisito dimestichezza con gli āsana.

Le emozioni influiscono sulla qualità del respiro, un buon controllo del respiro calma la mente, i pensieri e le emozioni. Lo stato della mente influenza respiro. Se la mente è agitata il respiro diventa più corto e superficiale; se la mente è tranquilla il respiro diventa più lungo e profondo. La pratica quotidiana del Prāṇāyāma inverte il processo e che ha un cambiamento del respiro corrisponde un cambiamento della mente. Il velo che ricopre la mente viene scostato a poco a poco con il conseguente aumento della chiarezza. La mente diventa pronta per la meditazione. Il Prāṇāyāma è prima di tutto consapevolezza del respiro, sono più consapevole di respirare sono consapevole della mia inspirazione e della mia espirazione e delle pause che avvengono naturalmente tra le due fasi. Il Prāṇāyāma è quindi utilissimo per mantenere la mente vigile perché i processi che stiamo osservando sono molto sottili. Il vero scopo delle varie tecniche e delle diverse lunghezze del respiro è quello di offrirci modalità diverse per seguire il respiro.

BIBLIOGRAFIA

  • “Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali” di B. K. S. Iyengar
  • “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar

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